Chi ama l’Inter, lo dimostri con i fatti

Chi ama l’Inter, lo dimostri con i fatti

9 Marzo 2019

Strappi di azzurro sulla Pinetina, segnali di sereno. Dagli incontri di ieri tra Beppe Marotta, a.d. nerazzurro, e Paolo Nicoletti, avvocato «morattiano», rappresentante di Icardi, sono usciti spifferi di ottimismo, incoraggianti tracce di ricomposizione.

L’Inter vede all’orizzonte una possibile tempesta da paura: giocarsi le due partite chiave della stagione senza l’ombra di un centravanti. Di sicuro, Lautaro Martinez, squalificato,  mancherà   giovedì prossimo nel  ritorno degli ottavi di Europa League contro l’Eintracht Francoforte. Ma se domani il Toro rimedierà un’ammonizione contro la Spal, salterà anche  il derby di domenica 17, incrocio fondamentale per   la Champions. Uscire dalla terza coppa stagionale e perdere contro il Milan, avversario diretto nello sprint, vorrebbe dire ferire a morte il futuro. Per questo,  recuperare un totem come Icardi, l’uomo dei gol, il 9 che riprese il Tottenham allo scadere, il risolutore dell’ultimo derby, diventa un’urgenza ancora più incalzante. Dopo il volo degli stracci, le comparsate in tv e le starnazzate social, la trattativa ha imboccato la strada più opportuna della diplomazia silenziosa che  ha portato a buoni passi avanti. Ne servono altri per arrivare al traguardo e dovranno muoverli tutti i protagonisti della vicenda, perché, chi più chi meno, tutti hanno sbagliato in questa storia. Ha sbagliato Icardi a non giustificare con i comportamenti (dalla multa non pagata in giù) la fascia di capitano ricevuta come bonus di contratto; ha sbagliato Wanda a provocare e sbattere tutto in piazza; ha sbagliato la società nella tempistica del rinnovo e poi nell’illudersi che avrebbe risolto tutto con un atto di forza (la fascia): invece ha trovato il suo Vietnam; ha sbagliato Spalletti a intralciare la diplomazia con frecciate pubbliche gratuite; ha sbagliato lo spogliatoio che ha approfittato del caso per giocarsi faide personali. Tutti rei dello stesso peccato:  aver perso di vista il bene comune, cioè quello dell’Inter e dei suoi tifosi. Ma è arrivato il momento del buon senso e delle responsabilità. Ognuno ha il suo passo avanti da fare. Deve.

Icardi deve ricordare ciò che ha ricevuto e non solo ciò che ha dato. Non pretenda le scuse pubbliche e di uscire immacolato da una storia che comunque lo ha macchiato.   Si accontenti degli sforzi  della società per riaccoglierlo. Gli conviene giocare e segnare, per non perdere valore e Nazionale. I nemici di spogliatoio non pretendano che Mauro si inginocchi sul riso.    Si accontentino della fascia tolta. Chi ha sonnecchiato per mezza stagione e si è svegliato solo per far dispetto a Icardi, continui a vegliare, anche se l’ex capitano è tornato. Spalletti smorzi l’orgoglio, non veda  Totti ovunque e agevoli gli sforzi di Marotta che con pazienza  ha preparato il terreno per la pace. Non serve essere amici a tutti i costi. Basta   buoni professionisti. La Lazio ‘73-74 era una guerra di bande. Ogni allenamento una resa dei conti. Ma in partita servivano la causa comune e vinsero lo scudetto. Tutti i protagonisti del pasticciaccio Icardi hanno giurato  a voce o per iscritto di amare l’Inter. È l’ora di dimostrarlo con i fatti. Ognuno si turi una parte di naso e faccia il passo avanti che serve.

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