Il Giovane dell’Ajax che ha imparato da Cruijff

Il Giovane dell’Ajax che ha imparato da Cruijff

12 Aprile 2019

Chi ha seguito Ajax-Juve è rimasto impressionato da quella testa bionda che ha attraversato il campo dal primo all’ultimo minuto. Era la testa di Frenkie De Jong, 21 anni, che ha toccato la palla 117 volte: il più giovane a raggiungere la cifra in Champions. Il record precedente apparteneva a Busquets in Barcellona-Inter del 2010. Se mettete un pallino rosso in ogni punto in cui ha toccato la palla, il campo diventa una faccia da morbillo. Per questo ha poco senso chiedersi: “Che ruolo occupa?”

Il Giovane – Per Peter Bosz, ex tecnico dell’Ajax: “Frenkie è un 6 che tende a diventare 8 e 10”. Dick Advocaat, ex c.t dell’Olanda, non è d’accordo: “Frenkie porta troppo palla per fare il 6. Deve giocare più avanti”. Sofismi. Il ruolo di Frenkie De Jong è uno solo: il campo. Come lo era per il Patriarca, Johan Cruijff, che faceva venire il morbillo a tutti i campi. Quando l’Ajax saliva e perdeva palla, il primo a rincorrere era Cruijff, perché il più veloce e perché risparmiava ai compagni lo sforzo di voltarsi a inseguire. Il recupero in scivolata di De Jong su Bernardeschi è stata una delle giocate più impressionanti della serata. In quella chiusura Frenkie ha messo tutta la sua breve vita di difensore, vissuta al fianco di Matthijs De Ligt. De Jong significa “il Giovane”: l’Ajax è una saga infinita di eroi predestinati anche nel nome. Frenkie è il Giovane con la maiuscola del calcio olandese.

Mille passaggi – Il Giovane ha cominciato salpando dalla difesa, come Frank Rijkaard. Ma, come per Frank, anche per Frenkie il mare buono è diventato presto il centrocampo, perché tra le tante cose che sa fare ce n’è una che fa meglio delle altre: portare palla. Basti un dato: tra tutti i giocatori dei 5 campionati europei più prestigiosi, con l’aggiunta di quello olandese, sapete qual è quello che ha compiuto più strappi palla al piede superiori ai 10 metri? Esatto, De Jong. Le sue traversate box to box, per portare la palla ai giocolieri offensivi, sono l’anima dell’affascinante Ajax di Ten Hag. Durante quelle traversate, il Giovane recapita palloni a tutti. Con i 90 di martedì, ha rifinito uno spettacolare numero tondo: nelle 16 partite in Champions, ha completato mille passaggi esatti.

Testa dura – A impressionare, non meno della corsa, sono i suoi lineamenti da bambino che nascondono lo sforzo e la fatica. La naturalezza dei grandi. Ha l’espressione rilassata di Muhammad Ali sul ring e di Federer quando slaccia il rovescio. Gioca con gentilezza, il Passator Cortese. Eppure ha una personalità d’acciaio. Jos Bogers, suo allenatore al Willem II: “Dava ordini a compagni più grandi che lo ascoltavano, come faceva Cruijff a 17 anni”. Il paragone casca sempre lì. Il Giovane è nato ad Arkel, a metà strada tra Tilburg, sede del Willem II, e Rotterdam, città del Feyenoord. La famiglia tifava Feyenoord e quindi spingeva di conseguenza, invece il piccolo Frenkie scelse il Willem II. Robbie Hendriks, suo primo coach, conferma la testa dura: “Bravo ragazzo, ma se gli dicevi di andare a destra, andava a sinistra”. Dal Willem II il passaggio obbligato all’Ajax. Marc Overmars, ex talentuoso, ora direttore tecnico, ricorda: “Magrolino, con due stecchini per gambe, ma col primo tocco di palla attaccava già”. Da bambino è cresciuto anche grazie a Cruijff: “Ho letto che consigliava di giocare con un pallone più piccolo per migliorare la tecnica. Così ho fatto. Quando dal pallone numero 3 sono passato al 5, mi è sembrato tutto più facile”.

Verso Messi – Il Giovane non è già Cruijff. Margini di miglioramento ne ha, soprattutto in coda alla corsa. Deve diventare più decisivo nello sbocco dell’azione. L’Ajax ha già toccato i 100 gol in campionato. De Jong ha partecipato solo con 3 gol, 3 assist e 10 tiri in porta. Contro la Juve un solo tiro, fuori. Per ora, Frankie porta palla e poi delega. Migliorerà. Di sicuro al Barcellona, che ha speso 86 milioni per lui, non avrà problemi, visto che la delega ce l’ha un certo Messi. Ecco, a immaginare Rakitic e De Jong che riforniscono il luna-park offensivo del Barça, vengono i brividi. Il rischio che il Giovane perda la testa pare escluso dal padre John: “Non ama le grosse auto, i telefonini, lo shopping. Quando l’Ajax gli diede una Mercedes in leasing la parcheggiò nel quartiere vicino perché si vergognava a farsi vedere con il macchinone. Da bambino vinse il premio come miglior giocatore in un un torneo. Poi andò a far visita ai nonni, ma lasciò il trofeo in auto perché era in imbarazzo a mostrarlo”.

Derby – Nonostante la prima pressione di Mandzukic e la seconda di Bentancur, De Jong ha giocato un partitone. Ci riproverà a Torino. Impedire a Frenkie di far venire il morbillo al prato dello Stadium, sarà la chiave per fermare l’Ajax. La semifinale di Champions passa da un derby: il Giovane contro la Gioventù, la Juventus.

Via | La Gazzetta dello Sport

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