Manchester City: “Congratulations guys and good luck!”

Manchester City: “Congratulations guys and good luck!”

2 Maggio 2019

La prossima settimana ripartono le coppe europee e noi non ci saremo.

Dopo l’eliminazione di Juve e Napoli abbiamo celebrato i soliti processi e i soliti esami di coscienza. Un teatrino depressivo che vanta più repliche di Cats a Broadway. Da dove ripartire? Dai giovani? Dal gioco? Da stadi nuovi? No, ripartiamo dal tweet postato dal Manchester City pochi minuti dopo essere stato eliminato dalla Champions League.
Eliminato come? Dopo aver segnato 4 gol, aver subito quello fatale di Llorente a 17 minuti dal 90’ e aver visto quello della gloria di Sterling cancellato dalla Var in pieno recupero. Ce ne sarebbe abbastanza per abbattere a capocciate i pali dell’Ethiad Stadium.
Invece Guardiola si è complimentato con Pochettino, i tifosi di casa hanno applaudito i vincitori e il sito del City ha cinguettato ai rivali: “Congratulazioni, ragazzi. Buona fortuna!”.
Non è buonismo gratuito da boyscout, è un atteggiamento che sgorga naturale dalla concezione del calcio che da anni hanno scelto gli inglesi: il pallone come spettacolo, lo stadio come teatro. Io vado a sostenere la mia squadra e voglio vederla vincere, ma se viene eliminata dopo avere giocato bene e averci messo l’anima, la applaudo e applaudo anche gli attori con la maglia diversa che mi hanno permesso di assistere a una partita splendida. Torno a casa deluso dall’eliminazione, ma non del tutto perché la bellezza di cui ho goduto e le emozioni che ho vissuto non me le porta via nessuno.
Se invece faccio coincidere tutta l’aspettativa della partita con il solo risultato, quando il risultato non arriva, mi sento vuoto, livido, feroce. E se Bonucci prova a twittare un messaggio di consolazione e di speranza, viene sbranato subito dagli hater juventini che vomitano odio e insulti.
È da qui che bisogna ripartire. Da una rivoluzione culturale. Puntare forte sulla bellezza che educa gli animi e porta risultati. Da quando il calcio inglese si è staccato dalla propria tradizione agonistica e, grazie agli influssi stranieri, ha migliorato la propria espressione tecnica, è tornato competitivo. Non è un caso che siano venuti a prenderci Sarri, che per anni ha divertito Napoli, e non altri allenatori.
Ma ci sono esempi virtuosi anche da noi. Da quando è in cattedra Gasperini, Bergamo va allo stadio come a teatro. E se anche l’Atalanta non fa un gol all’Empoli, applaude perché ha assistito a 47 tiri in porta che sono comunque uno spettacolo. E così una piazza tradizionalmente calda, da tempo, per effetto della catarsi estetica, non fa più cronaca negativa.

Questa è la strada: la bellezza che educa e che porta risultati attraverso il gioco di qualità.
Questa è la rivoluzione culturale da propagandare.
Il calcio evoluto e vincente si è spostato su Instagram e racconta storie emozionanti e divertenti, noi siamo rimasti impantanati su Twitter in una palude di odio e di isterie.
Tiriamoci fuori.

Via | Sportweek

Photo by Paul Green on Unsplash

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