Messi-Leopardi. Lo ricorderemo all’Infinito

Messi-Leopardi. Lo ricorderemo all’Infinito

15 Maggio 2019

Ma come? Ci sono persone nate sul suolo italiano che faticano a farsi riconoscere diritti di cittadinanza e poi il Comune di Recanati recapita a Leo Messi, argentino che vive in Spagna, il certificato elettorale. Solo perché il suo trisavolo Angelo partì per Buenos Aires a fine Ottocento. Polemiche e dibattuto: cosa c’entra la Pulce con il paese marchigiano?
C’entra perché Messi rivela una spiccata affinità con il più celebre figlio di Recanati: Giacomo Leopardi. Anche se non si direbbe.
Da una parte un campione dello sport dalla corsa spesso inarrestabile; dall’altra un poeta, uno studioso inchiodato alle “sudate carte”, vecchio già a 20 anni per colpa delle malattie: la scoliosi che lo ingobbiva, i reumatismi, i problemi polmonari e cardiaci…
Anche Messi, da piccolo, ha dovuto combattere per la salute. Aveva carenze di Somatotropina, ormone del crescita, e gli diagnosticarono la Sindrome di Asperger, una leggera forma di autismo. Ma è stata soprattutto la sua lunga e sfortunata militanza in Nazionale a renderlo lepoardiano.
Debuttò a Budapest in modo traumatico, nel 2005: espulso in lacrime 40 secondi dopo l’ingresso in campo. Dal 2006 al 2018 ogni Mondiale è stato un sabato del villaggio, l’attesa puntualmente tradita del dì di festa e dei pronostici. “O Natura, perché non rendi poi quel che prometti allor?”
Mentre i suoi compagni di club, gli Xavi e gli Iniesta, si ricoprivano di gloria in Nazionale, lui non vinceva nulla. “Silva, rimembri ancor?” Sì, anche David Silva, il Messi spagnolo, finito al City, era felice con la Roja: un Mondiale e due Europei vinti. Leo, solo un’Olimpiade.
All’esordio dell’ultimo Mondiale, contro l’Islanda, sul risultato di 1-1, Messi andò sul dischetto.
Nel Dialogo della Natura e di un Islandese, nelle Operette Morali di Leopardi, la Natura “matrigna” fa sbranare il viaggiatore islandese da due leoni. In Russia invece l’islandese si è sbranato Messi: parato. Altri rigori, calciati dalla Francia, eliminarono poi l’Argentina negli ottavi. Solito sabato del villaggio senza domenica.
Queste frustrazioni ripetute, l’incapacità di rispondere alle attese del suo popolo e di essere per la Patria ciò che riesce a essere per il Barcellona, hanno contribuito a scavare nell’animo di Leo un buco nero che si manifesta nella maschera seriosa che spesso porta in campo e a volte addirittura in misteriosi attacchi di nausea.
Se Cristiano Ronaldo, vincente nei club e in Nazionale, compiaciuto nell’ostentazione di sorrisi e addominali, è la rappresentazione calcistica del superomismo dannunziano, Messi, quando gioca per la Seleccion, ha maturato ormai un pessimismo cosmico molto leopardiano. Dignitosamente rassegnato, come la ginestra sulla schiena del Vesuvio.
Poi però gli capita di porsi davanti a una siepe di giocatori inglesi che “dell’ultimo orizzonte il guardo esclude”, la scavalca con una magia e segna un gol che ricorderemo all’Infinito.

#LuigiGarlando

Via | Sportweek

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