Maurizio Sarri: “Gli altri dieci devono adeguarsi a Ronaldo”

Maurizio Sarri: “Gli altri dieci devono adeguarsi a Ronaldo”

20 Agosto 2019

Sappiano bene quando Arrigo Sacchi stimi Maurizio Sarri, al punto da averlo consigliato a Silvio Berlusconi, quando ancora governava il Milan. Identità ideologica, ma anche di carriera: mistici della gavetta, senza gloria da calciatore alle spalle.
Nel ’90, quando Luca Montezemolo, vicepresidente esecutivo, progettò la Juve del bel gioco, pensò anche a Sacchi. Berlusconi era così terrorizzato che finisse dagli Agnelli da offrirgli più di quanto gli pagava al Milan purché andasse altrove. Ora che un altro Agnelli ha progettato un’altra Juve champagne, è stato scelto Sarri, scartato da Berlusconi e pupillo di Sacchi. Identità e convergenze.
Eppure, il primo atto da juventino di Sarri è stato quanto di meno sacchiano potesse fare. Ha pensato subito di raggiungere Cristiano Ronaldo in vacanza in Grecia per presentarsi e alla prima occasione ha annunciato: “CR7 farà la differenza. Gli altri dieci dovranno adeguarsi a lui”.
Sacchi si presentò ai suoi nuovi giocatori del Milan recapitando una lettera scritta a macchina in cui salutava, ricordava le regole di vita sana in vacanza e assegnava un programma di allenamento pre-raduno. La stessa lettera per tutti. E a Van Basten, che si lamentava perché lavorava troppo e poteva improvvisare poco, fin dalla prima ora, Arrigo spiegava che toccava a lui adeguarsi agli altri dieci e che, se fosse entrato in armonia con la squadra, avrebbe trovato il tempo per divertirsi e improvvisare.
A inizio campionato, dopo la sconfitta casalinga con la Fiorentina, l’olandese attaccò pubblicamente Sacchi che a Cesena se lo portò in panchina: “Così mi dai buoni consigli, visto che ne sai tanto di calcio”.
Poi Van Basten imparò a mettersi sulle linee di passaggio quando perdeva palla, a pressare, a restare sempre connesso con la squadra e diventò il più forte centravanti del mondo. Arredò casa con tre Palloni d’oro. Il Milan lo ha reso grande, non meno di quanto lui abbia reso grande il Milan.
Il fatto che Cristiano abbia già vinto cinque Palloni d’oro sposta poco la questione. La verità è che il gioco di Sarri, come quello di Sacchi, prevede per ogni undicesimo una serie di spazi da occupare e di mansioni da svolgere al tempo giusto. Altrimenti si inceppa il carillon. Insigne non è Allan, ma là in alto a sinistra faceva il suo anche senza palla. Cristiano lo farà?
Con quella mano a pera dopo Juve-Ajax (“Ce la siamo fatta sotto”), di fatto Ronaldo dimissionò Allegri. Il portoghese ha un peso carismatico unico e non solo per l’investimento costato. Sarri lo sa. Ma la sensazione forte è che il suo destino (essere Sacchi, non Maifredi) si realizzerà felicemente, solo se riuscirà a tenere in equilibrio la dignità “degli altri dieci” (che hanno vinto tantissimo) con quella dell’undicesimo chiamato a “fare la differenza”. Se riuscirà cioè a fare di questa Juve galattica una squadra vera, seduta a una tavola rotonda.

#LuigiGarlando

Via | Sportweek

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