Bernardeschi: “Non ho detto a Chiesa di venire alla Juve. Deve decidere da solo”

Bernardeschi: “Non ho detto a Chiesa di venire alla Juve. Deve decidere da solo”

30 Settembre 2019

In Armenia, hanno messo le ali all’Italia di Roberto Mancini, uno a destra, l’altro a sinistra. Domenica scorsa a Tampere, in Finlandia, si sono dati la mano perché uno, Federico Chiesa, è partito titolare, e l’altro, Federico Bernardeschi, gli è subentrato nel finale. Questo pomeriggio si daranno nuovamente la mano, ma da avversari. Il titolare sarà sempre Chiesa, mentre Bernardeschi aspetterà di entrare a partita in corso. Fiorentina-Juventus è anche una questione di Fede.
Hanno giocato insieme in viola, si ritrovano a Coverciano, sono amici, in fondo hanno seguito la stessa strada: l’esordio in A con la Fiorentina, la crescita costante fino alla Nazionale, una frenata recente e ora questa stagione appena iniziata che assomiglia tanto a un bosco d’iniziazione delle tribù primitive: ci entri da solo, di notte, e dopo un’esperienza di dolore, all’alba, esci uomo.
Per i due Fede è uguale. Da questa stagione fitta, che culminerà con le finali dell’Europeo 2020, dovranno uscire diversi da come sono, più maturi, più definiti, più completi, o le grandi speranze che hanno alimentato cominceranno a ridursi.
Detto per Chiesa può sembrare ingeneroso, dal momento che ha solo 21 anni, ma è arrivato il momento del salto di qualità. Lo ha appena sollecitato anche il c.t. Mancini che, dopo avergli rimproverato le malinconie da mancato trasferimento (“Metta la testa sul suo lavoro e sia contento di essere in un grande club”), ha concluso più genericamente: “Deve crescere”. Che vuol dire prendersi più responsabilità, come uomo e come giocatore. Deve sentire il peso e la gioia di rappresentare la città che lo ha lanciato, anche se sperava di andare altrove. Non bastano più le corse in fascia tra gli applausi, deve trovare la porta. Dopo 15 gettoni azzurri, è l’ora del primo gol. Deve togliersi i calzoni corti e mettersi quelli lunghi.
Bernardeschi ha tre anni in più. La partenza a razzo nella stagione scorsa sembrava tanto una promessa di consacrazione, rinnegata poi dagli infortuni. La strepitosa partita di ritorno contro l’Atletico Madrid è stata inno alle sue qualità. Questo deve fare: sintonizzarsi stabilmente su quei livelli. Ha un alibi: la sua duttilità lo ha condannato a un’odissea tattica che ne ha ritardato la maturazione. Ora Sarri ha promesso si inquadrarlo in un ruolo solo, di dargli stabilità, però intanto gli fa fare la riserva di Douglas Costa. Fede dovrà sgomitare. A 25 anni non può più permettersi di aspettare.
Questo pomeriggio Federico Chiesa e Federico Bernardeschi si daranno la mano sul campo che li ha resi calciatori di Serie A. È qui che inizia il bosco, è questa la stagione della trasformazione: dovranno attraversarla lottando contro avversari e compagni, correndo, soffrendo. Dovranno uscirne completi, maturi, definiti, titolari. Altrimenti resteranno speranze.

E non è detto che ci sarà un altro bosco.

#LuigiGarlando

Via | Sportweek

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